Noi siamo grandi come la vita
Ava Dellaira
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 324
Prezzo: € 16,90
È iniziato tutto da un compito per la lezione di Inglese: scrivere una lettera ad una persona scomparsa. Laurel sceglie Kurt Cobain perché sua sorella, May, lo adorava. E morì giovane, come May. Presto Laurel ha un quaderno pieno di lettere indirizzate a persone come Janis Joplin, Amy Winehouse, Amelia Earhart, Heath Ledger e molti altri, pensando di non darne nemmeno una alla sua insegnante. Scrive dell'inizio del liceo, del frequentare nuove amicizie, dell'innamorarsi per la prima volta, dell'imparare a vivere con la sua famiglia fatta a pezzi. E finalmente dell'abuso che ha subito quando May avrebbe dovuto badare a lei. Solo dopo che Laurel avrà scritto la verità su cosa le è accaduto, potrà accettare cosa è accaduto a May. E solo quando Laurel inizierà a vedere sua sorella come la persona che è davvero (amorevole e straordinaria e profondamente imperfetta) potrà iniziare a scoprire il suo personale cammino.
Ho scritto un diario una volta. Insomma, ero piccola e non ricordo che fine abbia fatto. Le pagine erano viola e odoravano di buono, credo di averci spruzzato sopra qualcosa, un profumo di mia madre. Lo ricordo, aveva il lucchetto e la sua chiave la nascondevo dove capitava. Lo aprissi oggi non so quante risate mi farei. Scrivevo forse delle mie amiche del cuore, che ogni giorno cambiavano a seconda di chi mi sedeva vicino in classe. Perchè forse erano quelli i miei pensieri, i miei costanti problemi. Anche adesso che sono cresciuta e automaticamente i miei problemi sono cresciuti con me, davanti ad un foglio bianco, non so quanto potrei scrivere. Potrei scrivere tutto quello che mi sta capitando ma... io voglio vivere i miei momenti e sono sicura che non vorrei rileggere il mio passato. Un passato tranquillo, non come quello di Laurel. Laurel ha perso la sorella May, la persona che desiderava essere un giorno, quella che da piccola fingeva di essere una fata e di poter spiegare le ali volando sopra la città. Quella persona non ci sarà più e Laurel, abbandonata dalla madre per consolarsi così in un'altra città, vive part-time col padre e con la zia fissata per la religione e i peccati. Cambia scuola perchè non desidera vedere negli occhi dei compagni la compassione o essere ricordata solo perchè non ha più la sorella. Riesce così a farsi dei nuovi amici come Natalie, Hanna, Tristan, Kristen, che non conoscono il suo passato e con loro sarà capace di non sentirsi in colpa nel sorridere di nuovo. Ma una volta a casa, Laurel seguiterà giorni e giorni il compito che non ha consegnato alla professoressa Buster: quello di scrivere una lettera. Perchè Laurel scrive una, due, tre, dieci lettere e ancora, ancora. Racconta il suo presente, la sua cotta per Sky, il suo passato e scrive di May. Le emozioni che scrive sono dedicate a personaggi famosi che sono deceduti e che per un motivo o per un altro hanno qualcosa in comune. Allora scrive a Kurt Cobain, Amy Winehouse, Heath Ledger, Janis Joplin, Judy Garland.
Dopo aver letto la trama di questo romanzo sapevo di voler conoscere Laurel. Non è stato semplice, mi sembrava di non riuscire ad aprire quella porta che era il suo cuore, sembrava avesse i cardini bloccati e più la spingevo, più cigolava e faticava ad aprirsi. Leggere quelle lettere è stato triste, straziante, soprattutto conoscendo qualche destinatario. Non so, il presentimento di invadere la privacy della protagonista era ricorrente e mi sentivo quasi in colpa. Come tante altre opinioni che ho letto, anch'io ho trovato molte similitudini con Ragazzo da Parete di Chbosky o The sky is everywhere di Nelson, i temi affrontati dall'autrice sono tutt'altro che leggeri, si parla di violenza, di uso di stupefacenti, di abusi. La cosa che ho gradito in merito allo stile dell'autrice è stata l'abilità con cui ha parlato di questi argomenti, non è stata noiosa, banale o pesante. Ciò che invece mi ha lasciata un pò avvilita è stato il punto di vista di Laurel appunto. Ok, cercherò di spiegarmi meglio. A me il libro è piaciuto davvero molto e nel corso della lettura ho provato emozioni davvero belle ma ho sentito Laurel lontana. Non so, spesso il "limitarsi" a scrivere cos'accadeva in certi posti, con certe persone a fare certe cose... beh l'ho sentita fredda e avrei voluto essere lì, vicino a lei, ma non me lo permetteva. C'era una barriera fra me e lei. Noi siamo grandi come la vita è un libro vero, indimenticabile. Al suo interno troviamo frasi talmente profonde che basterebbero da sole a spiegare il senso della vita.
Un libro tenero che ha lasciato una traccia indelebile dentro di me, mi ha fatta sorridere nel ricordarmi Heath Ledger mentre interpretava Joker, ho conosciuto l'infanzia di Judy Garland, un'infanzia per niente facile. Ma a me non importava della sua infanzia mentre, da piccola, la vedevo correre con le scarpette luccicose e con Totò in mano ne Il mago di Oz, e solo adesso me ne dispiaccio. Noi siamo grandi come la vita è uno di quei romanzi in cui, chiusa l'ultima pagina, ti fa pigliare al volo un foglio bianco e te lo fa riempire di parole. E quante lettere allora dovremo indirizzare al cielo, quanti giovani a cui dovremo scrivere. Non basterebbe un quaderno, loro sanno cosa stiamo vivendo e chi hanno lasciato, sono sempre con noi.
Dopo aver letto la trama di questo romanzo sapevo di voler conoscere Laurel. Non è stato semplice, mi sembrava di non riuscire ad aprire quella porta che era il suo cuore, sembrava avesse i cardini bloccati e più la spingevo, più cigolava e faticava ad aprirsi. Leggere quelle lettere è stato triste, straziante, soprattutto conoscendo qualche destinatario. Non so, il presentimento di invadere la privacy della protagonista era ricorrente e mi sentivo quasi in colpa. Come tante altre opinioni che ho letto, anch'io ho trovato molte similitudini con Ragazzo da Parete di Chbosky o The sky is everywhere di Nelson, i temi affrontati dall'autrice sono tutt'altro che leggeri, si parla di violenza, di uso di stupefacenti, di abusi. La cosa che ho gradito in merito allo stile dell'autrice è stata l'abilità con cui ha parlato di questi argomenti, non è stata noiosa, banale o pesante. Ciò che invece mi ha lasciata un pò avvilita è stato il punto di vista di Laurel appunto. Ok, cercherò di spiegarmi meglio. A me il libro è piaciuto davvero molto e nel corso della lettura ho provato emozioni davvero belle ma ho sentito Laurel lontana. Non so, spesso il "limitarsi" a scrivere cos'accadeva in certi posti, con certe persone a fare certe cose... beh l'ho sentita fredda e avrei voluto essere lì, vicino a lei, ma non me lo permetteva. C'era una barriera fra me e lei. Noi siamo grandi come la vita è un libro vero, indimenticabile. Al suo interno troviamo frasi talmente profonde che basterebbero da sole a spiegare il senso della vita.
Un libro tenero che ha lasciato una traccia indelebile dentro di me, mi ha fatta sorridere nel ricordarmi Heath Ledger mentre interpretava Joker, ho conosciuto l'infanzia di Judy Garland, un'infanzia per niente facile. Ma a me non importava della sua infanzia mentre, da piccola, la vedevo correre con le scarpette luccicose e con Totò in mano ne Il mago di Oz, e solo adesso me ne dispiaccio. Noi siamo grandi come la vita è uno di quei romanzi in cui, chiusa l'ultima pagina, ti fa pigliare al volo un foglio bianco e te lo fa riempire di parole. E quante lettere allora dovremo indirizzare al cielo, quanti giovani a cui dovremo scrivere. Non basterebbe un quaderno, loro sanno cosa stiamo vivendo e chi hanno lasciato, sono sempre con noi.
"c'era un motivo se stavamo là tutti insieme: ciascuno di noi è strambo, a suo modo; quando ci riuniamo, però, il nostro essere strambi diventa normale."
Ava Dellaira
Ava Dellaira è nata a Los Angeles ma è cresciuta ad Albuquerque, in New Mexico. Dopo una laurea alla University of Chicago e un Master in scrittura creativa all’Iowa Writers’ Worshop, è tornata a Los Angeles con il sogno di diventare una sceneggiatrice.
Vive a Santa Monica, in un appartamento minuscolo ma in riva all’oceano. Noi siamo grandi come la vita è il suo primo romanzo, ispirato in parte a sua madre e alla sua vita troppo breve.
Allora, vi ispira o non vi ispira?
Vogliamo anche aprire la questione "cover"? Cioè non è splendida?
Ok, ditemi cosa ve ne pare...
claudina.
Bellissima recensione. Felicissimo che sia piaciuto anche a te :3
RispondiEliminaSì, la cover è stupenda.
Oh mamma, non vedo l'ora di leggerlo *_*
RispondiEliminaNon vedo l'ora di leggerlo! <3
RispondiEliminaClau, è bellissima questa recensione :')
RispondiEliminaNon vedo l'ora di chiudere la sessione estiva così da avere la testa libera da tutto e potermi concentrare solo su questo. Si merita la mia massima attenzione.
La cover e il fatto di scrivere lettere a grandi miti del passato mi sono piaciuti molto, il resto l'ho trovato un po' artefatto e ripetitivo.
RispondiEliminala cover mi piace e il libro mi ispira molto
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