lunedì 28 luglio 2014

Recensione: Poteri Spezzati di Federica Nalbone

Poteri Spezzati
Federica Nalbone

Editore: Lettere Animate Editore
Pagine: 217
Prezzo:  2,49 (ebook)

Alison è una coraggiosa cacciatrice di creature soprannaturali che possiede il dono della preveggenza, ma quando il suo potere, inaspettatamente, comincia a ritorcersi contro di lei si ritrova in grave pericolo. Accorre in suo aiuto un misterioso e affascinante cacciatore, Dave, che la coinvolge in una corsa contro il tempo per tentare di scoprire perché i poteri di alcuni cacciatori siano diventati di colpo tanto pericolosi. Saranno avventure rischiose e i due ragazzi, nella splendida cornice di Chicago, verranno a contatto con molte altre creature: potenti stregoni, vampiri assetati di sangue, un misterioso fantasma e persino altri cacciatori con un'idea di giustizia ben differente dalla loro. L'amore busserà alle loro porte, ma i pericoli sono molti: qualcuno ha alterato un equilibrio precario e i due dovranno, prima di tutto, riuscire a salvarsi. 

Quando Federica mi ha contattata sono stata molto felice di accettare di leggere il suo romanzo d'esordio. Insomma il genere letterario in questione mi piace e, anche se di questa tipologia ne ho letti e straletti, ciò che mi ha incuriosita e spinta a volerlo è stata proprio quella chance, quella speranza di trovare all'interno dell'opera un pò d'originalità, dopo tutte le solite solfe che ci rifilano. Il fenomeno Twilight pian piano diventa fuori moda ma molti altri pigliano il suo posto.
Almeno in Toscana, con questa estate che ancora non si decide a cominciare, tra pioggia e vento, ho sentito il bisogno di tuffarmi in Poteri Spezzati, perchè era quello per me il momento giusto. In questo libro troviamo Alison, una cacciatrice di spiriti demoniaci, vampiri, entità sovrannaturali. Il suo scopo nella vita è mettere gli altri davanti a se stessa e combattere il male grazie al suo Dono, quello della preveggenza. Con lei, al suo fianco, non mancherà mai l'amica di una vita, Amber, con cui vive a Chicago in una dimora per chi, come loro, è cacciatore. Il potere di Alison però comincia a disfarsi, rivelando un futuro non corretto, che la porterà a rischiare più volte la vita facendole prendere scelte sbagliate. Allora inizia a girare la voce che amici di un tempo, cacciatori, si siano tolti la vita o che siano morti per cause naturali. Ma non può essere vero e con l'arrivo di due fratelli: Alvin e Dave, che si uniranno al duo di ragazze, sotto giuramento formeranno con loro un'alleanza che gli permetterà di scoprire chi c'è dietro quegli omicidi tanto misteriosi, dal momento che Alison potrebbe proprio essere la prossima vittima. Dopo avervi riassunto in poche righe la storia, devo ammettere che la piega che inizialmente ha preso il romanzo mi ha riportato indietro nel tempo, un flashback, mentre ritrovavo molte somiglianze con un romanzo che già avevo letto in passato.
Mi riferisco a Shadowhunters, la saga della Clare, insomma alla protagonista avevo un pò dato il volto di Clary, figlia di un padre conosciuto e temuto, poi ho rivisto l'alloggio riservato ai cacciatori, la presenza di un mago che immaginavo fosse una copia di Magnus Bane. Come avrete oramai dedotto la cosa mi ha molto amareggiata, devo essere sincera, perchè questa sensazione non è mai andata via e me ne dispiaccio. A parte questo lo stile di Federica Nalbone mi è piaciuto, i personaggi spiccano per le loro caratteristiche, soprattutto i protagonisti come Alison e i due fratelli Marshall, da quei caratteri così opposti da compensarsi a vicenda. Mentre gli aspetti di questi sono ben evidenziati, altri soggetti presenti nella storia non sono messi in risalto come avrei voluto, come Amber, Ken, che è il quinto cacciatore che farà parte del gruppo ma di cui sapremo poco o niente, Joshua, un vampiro che conosceremo sfogliando le prime pagine del romanzo... Devo anche dire che durante il corso della lettura sono stata particolarmente colpita dalla tenera attrazione tra Alison e Dave, un tocco di romance che si è fuso al genere urban fantasy in maniera equilibrata, facendo sì che il risultato di questo mix mi sia apparso naturale anzichè troppo costruito o imbellettato. Poteri Spezzati, nei giorni di pioggia, è stato un rifugio piacevole e sicuro, considerando che è un'opera d'esordio veramente meritevole e, inoltre, immagino che questo libro sia solo un primo capitolo perchè il finale è aperto, cosa che mi ha lasciata a bocca spalancata...cioè io ero curiosissima di sapere! Ma questo altro non è che un modo per informarmi di più riguardo al seguito, no?

Federica Nalbone

Federica è nata in Sicilia nel Novembre del 1987. Da sempre lettrice di libri Thriller, si è avvicinata da alcuni anni al mondo dell'Urban Fantasy sino a trovarlo fonte di ispirazione anche per i suoi scritti. È proprio la scrittura, infatti, la sua più grande passione, un piacere che coltiva da tempo con entusiasmo. Ama anche il cinema, segue svariate serie televisive e nutre un grande interesse per il mondo Disney.






Dopo mille anni sono riuscita a recensire questo libro!!
Eh oh, il tempo è quello che è quindi accontentiamoci dai!
Chi ha letto POTERI SPEZZATI? Chi ha intenzione di leggerlo?

adesso do la parola a voi lettori e lettrici...
un abbraccio, claudina.

martedì 22 luglio 2014

Recensione: Io sono respiro puro di Maria Fornaro

Io sono respiro puro
Maria Fornaro

Editore: Youcanprint Edizioni
Pagine: 66
Prezzo: € 10,00

La poesia è divenuta elemento importante della vita dell’autrice, è l’universo in cui si perde e attraverso essa riesce a concretizzare tutte le sue emozioni, le sue sensazioni, i suoi pensieri e i suoi ricordi. È la componente assolutamente imprescindibile della natura umana, come l’aria, che dà forza all’anima. Di animo passionale e tumultuoso, celato nel passato sotto montagne di grigia quotidianità, ora, finalmente, esplode in tutto il suo essere travolgente, regalando versi che toccano l’anima di ognuno di noi. I versi risultano la trasfigurazione in chiave simbolica dell’amore protagonista indiscusso che assurge a unico, vero motivo di vita. L’amore che lenisce le pene, che sussurra, che grida ed infiamma le passioni. Ne risulta una vena poetica impregnata di una grande sensibilità in un caleidoscopio di emozioni che nascono dal cuore, dai ricordi, dalle paure, dai desideri. È una forza travolgente senza tempo.

In altre occasioni, voglio essere sincera, non credo mi sarei mai azzardata a comprare, sbirciare anche solo per curiosità, una raccolta di poesie. Neppure se fosse stata in bella vista, su uno scaffale, in una vetrina. Sembra sciocco da parte mia, ignorante, perchè in realtà posseggo un libriccino di poesie nel mio comodino. Lo custodisco con cura perchè conoscevo l'autrice che purtroppo è venuta a mancare e rileggere quei suoi pensieri così pieni di quella forza di vivere e di combattere, mi aiutano a ricordarla, a farmela sentire vicina. Non so se è anche questo un motivo per cui difficilmente mi avvicino al mondo della poesia e storgo il naso, scettica. Ho atteso molto tempo prima di decidermi a leggere Io sono respiro puro, dopo che l'autrice è stata così carina da contattarmi. Mi dispiace e lo ammetto, avrei dovuto leggere quei versi molto prima, senza lasciar scorrere tutto questo tempo. 
Ciò che inizialmente mi ha spinta ad accettare la sua richiesta è stato sicuramente il forte impatto che ha avuto su di me il titolo. Insomma IO SONO RESPIRO PURO, mi sembra una frase semplice, che esprime un pò il senso dell'amore, della sofferenza, della vita. Si presenta con quel mare in tempesta, la sua distruzione sugli scogli. E la delicatezza del font del titolo, che mi ha dato quella strana sensazione di fragilità. 
Lo stile dell'autrice è molto semplice e, soprattutto, non è noioso.
Parliamoci chiaro e tondo; anche io ho studiato e letto qualche poesia al di fuori della raccolta che vi avevo accennato e molte mi sono rimaste nel cuore. Così come le canzoni o frasi estrapolate da qualche testo, che per quanto mi riguarda sempre di poesia si tratta, con una musica di sottofondo. Però non so, spesso la poesia e qualche verso piazzato lì, mi annoiano. La raccolta di Maria Fornaro ha al suo interno 58 poesie che, lette tutte d'un fiato, sono riuscite ad entrarmi nella mente e nel cuore. Collegandole tra di loro mi è sembrato come di vedere un film, immaginandomi l'amore che sboccia tra due persone, poi un litigio, l'insicurezza, tutti i problemi di questo mondo, e poi di nuovo amore. Lontana da tutto e da tutti ho rivissuto certi momenti della mia vita. Insomma chiunque possa leggere quelle poesie si rivedrà in una di queste o si rispecchierà in un verso. Perchè chi vogliamo prendere in giro? Chi è umano non può non aver provato sulla propria pelle certi stati d'animo. Ho apprezzato molto le illustrazioni che intervallavano le composizioni dei versi, mi hanno fatto sorridere da quanto erano tenere. Le mie poesie preferite, che rileggerò sicuramente, sono state "Abbracciami", "Seduta", "Oltre la vita", "Accucciarmi" e "Una coperta", perchè quando mi estraneo dal mondo e respingo gli altri anche se fingo che vada sempre tutto bene, so che non dovrei tenermi tutto dentro ed io in quei versi ho trovato quella ragazza un pò così, un pò asociale e a volte stanca. Però mi guardo intorno, vedo chi c'è al mio fianco e cerco di non togliere mai quel sorrisetto che mi fa capolino dalle labbra, perchè la vita è troppo breve per viverla in maniera triste.

Maria Fornaro
Maria Fornaro nasce a Fragagnano (TA) nel Dicembre del 1964. Sposata dal 1994, ha due figli. Laureata in Materie Letterarie all’Università di Bari, dopo un breve periodo di insegnamento e varie altre esperienze lavorative nel campo museale, si è dedicata interamente alla propria famiglia. Le piace leggere, ascoltare, discutere e mettersi in gioco. Scrive per diletto e per emozioni e pensa come Daniel Glattauer che “scrivere è come baciare, solo senza labbra, ma con la mente”. I suoi autori preferiti sono Valerio Massimo Manfredi, Glenn Cooper, Kahlil Gibran, Michail Bulgakov, Edgar Lee Masters, Nikolaj Vasil’evič Gogol’ , Franz Kafka, Khaled Hosseini, Carlos Ruiz Zafón, Henrik Ibsen, Thomas Mann, Giovanni Verga, Luigi Pirandello.







Chi conosceva quest'opera di Maria Fornaro?
Qualcuno di voi l'ha letta o intende farci un pensierino?
Intanto vi do la buonanotte...
claudina

mercoledì 16 luglio 2014

Recensione: Oltre i limiti di Katie McGarry

Oltre i limiti
Katie McGarry

Editore: De Agostini
Pagine: 432
Prezzo: € 14,90

Nessuno sa cosa sia successo a Echo Emerson, la ragazza più popolare della scuola, la notte in cui le sue braccia si sono ricoperte di cicatrici. Nemmeno lei ricorda niente, e tutto ciò che vuole è ritornare alla normalità, ignorando i pettegolezzi e le occhiate sospettose dei suoi ex-amici. Ma quando Noah Hutchins, il "bad boy" del quartiere irrompe nella sua vita con la sua giacca di pelle, i suoi modi da duro e la sua inspiegabile comprensione, il mondo di Echo cambia. All'apparenza i due non hanno nulla in comune, e i segreti che custodiscono rendono complicato il loro rapporto. Eppure, a dispetto di tutto, non riescono a fare a meno l'uno dell'altra. Dove li porterà l'attrazione che li consuma e cos'è disposta a rischiare Echo per l'unico ragazzo che potrebbe insegnarle di nuovo ad amare? Età di lettura: da 13 anni.

Vi capita mai di prendere un libro in mano e sapere esattamente ciò che troverete al suo interno?Come una storia tranquilla, semplice, una di quelle che vi farà rimanere per poco tempo quella sensazione di leggerezza addosso... Un libro dalla copertina come questa, una luce color seppia, i piedi di lei che si alzano appena sulle punte, quel gesto romantico che poco ci vuole per capire che i due soggetti si stanno baciando. Allora sì, io credevo di sapere cosa avrei trovato in questo romanzo. Mi aspettavo uno young-adult poco originale, banale come quelle storielle di cui ci innamoriamo da piccole, avevo solo voglia di una lettura estiva decisamente poco seria. Ho capito che leggerezza non è affatto sinonimo di Oltre i limiti.
Ho cominciato così ad incontrare una ragazza dai capelli rossicci nei corridoi della scuola, nella mensa al tavolo con le amiche, una ragazza che porta le maglie con le maniche lunghe anche se fuori ci sono trenta gradi all'ombra. E poi l'ho vista lì, nella sala d'attesa della psicologa. Seduto poco più in la però c'era qualcun altro, Noah, il ragazzo che in giro viene descritto come un drogato, che utilizza le donne per il proprio scopo personale e un attimo dopo dimentica i loro nomi. Di Echo invece, oltre ad avere un nome strano, si dice sia un'autolesionista che ha tentato il suicidio e d'altronde chi può biasimarla: una madre pazza, un padre innamorato della sua nuova fiamma nonchè ex babysitter della figlia e il fratello morto in Afghanistan. E' brutto camminare e sentirsi tutti gli sguardi addosso, è brutto essere additati per ciò che non siamo. Echo non si è procurata da sola quelle brutte cicatrici sulle braccia, lei si è svegliata in un letto d'ospedale così e deve solo ricordare cos'è successo quella notte con sua madre. Noah dal canto suo passa da una famiglia affidataria all'altra e continua imperterrito la sua lotta contro il sistema, come i due genitori affidatari che si prendono cura di Jacob e Tyler, i suoi fratellini. Allora lavora in una paninoteca ma lo stipendio non potrebbe mai garantire una vita serena a due bambini e tutte le scuse poi saranno buone per giudicarlo come un cattivo ragazzo. Noah ed Echo non sanno che quell'incontro, in quella sala d'attesa, sarà la salvezza del futuro di entrambi.
Questo libro mi ha sconvolta, mi è piaciuto molto e si è rivelato un vero e proprio gioiellino. Nonostante io abbia terminato quest'opera cinque giorni fa, mi sono decisa solo adesso ad esprimere la mia opinione e ho agito da egoista, tenendomi dentro molte emozioni. I personaggi sono descritti in maniera sublime, così tanto che mi è rimasto molto semplice affezionarmi a loro. Entrare nella mente di Echo e rivivere con lei il suo passato è stato doloroso, così com'è stato tremendo immaginarmi l'adolescenza difficile e drammatica di Noah. Entrare in contatto con questa coppia mi è risultato immediato grazie allo stile dell'autrice, che ha provveduto a scrivere il romanzo dai punti di vista di entrambi i protagonisti. Credendo appunto di trovare qualcosa di fresco e leggero mi sono imbattuta in una storia che non mi ha stuccata, una coppia che si è differenziata da tutte le altre per quel-non-so-che. La McGarry parla di emarginazione sociale, come nel caso di Echo quando si siede al tavolo con le amiche e c'è quella che puntualmente la snobba in presenza delle cheerleaders ma prova comunque ad avvicinarsi quando è sicura dell'assenza di occhi indiscreti. Parla anche di malattie, di droghe, di quanto difficile e dura può essere la vita. Di quando si ha vent'anni e un fardello pesante sulle spalle, come due fratellini per cui daremmo tutto l'amore di questo mondo se solo la società potesse permettercelo. Questo è un libro che non può non essere letto e io non vedo l'ora che esca il seguito. E mi metterei li, seduta ad un tavolo alla mensa della scuola, in un angolo, senza dare troppo nell'occhio, come fossi invisibile e senza sostanza. Perchè è così che mi sento quando leggo. Sfoglierei le pagine del libro e alzerei di tanto in tanto lo sguardo su una ragazza dai capelli rossi, le maniche lunghe e il capo chino, che lo alza solo per sbirciare Noah dall'altra parte della stanza. E mi abbandonerei ad un tenero sorriso, lasciandomi trasportare da quel piccolo, eterno attimo di complicità.

Katie McGarry

Katie McGarry è appassionata di musica, degli "...e vissero tutti felici e contenti", e dei reality. Adora scrivere con l'inchiostro colorato, soprattutto rosa e viola, ed è una tifosa della squadra di basket dell'università del Kentucky... anche se non lo ammetterà mai. Le piace conoscere i pareri dei suoi lettori.






Allora, chi lo ha letto alzi la mano!
Ah, una cosa che ho gradito moltissimissimo è l'elenco delle canzoni che hanno ispirato certi eventi e l'autrice è stata così carina da volerle condividere con noi lettori e lettrici :3
Va beh, ditemi cosa ne pensate!

ah: sapete che mi mancate tanto cari followers?
a presto, claudina.

venerdì 11 luglio 2014

Recensione: Noi siamo grandi come la vita di Ava Dellaira

Noi siamo grandi come la vita
Ava Dellaira

Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 324
Prezzo: € 16,90

È iniziato tutto da un compito per la lezione di Inglese: scrivere una lettera ad una persona scomparsa. Laurel sceglie Kurt Cobain perché sua sorella, May, lo adorava. E morì giovane, come May. Presto Laurel ha un quaderno pieno di lettere indirizzate a persone come Janis Joplin, Amy Winehouse, Amelia Earhart, Heath Ledger e molti altri, pensando di non darne nemmeno una alla sua insegnante. Scrive dell'inizio del liceo, del frequentare nuove amicizie, dell'innamorarsi per la prima volta, dell'imparare a vivere con la sua famiglia fatta a pezzi. E finalmente dell'abuso che ha subito quando May avrebbe dovuto badare a lei. Solo dopo che Laurel avrà scritto la verità su cosa le è accaduto, potrà accettare cosa è accaduto a May. E solo quando Laurel inizierà a vedere sua sorella come la persona che è davvero (amorevole e straordinaria e profondamente imperfetta) potrà iniziare a scoprire il suo personale cammino.


Ho scritto un diario una volta. Insomma, ero piccola e non ricordo che fine abbia fatto. Le pagine erano viola e odoravano di buono, credo di averci spruzzato sopra qualcosa, un profumo di mia madre. Lo ricordo, aveva il lucchetto e la sua chiave la nascondevo dove capitava. Lo aprissi oggi non so quante risate mi farei. Scrivevo forse delle mie amiche del cuore, che ogni giorno cambiavano a seconda di chi mi sedeva vicino in classe. Perchè forse erano quelli i miei pensieri, i miei costanti problemi. Anche adesso che sono cresciuta e automaticamente i miei problemi sono cresciuti con me, davanti ad un foglio bianco, non so quanto potrei scrivere. Potrei scrivere tutto quello che mi sta capitando ma... io voglio vivere i miei momenti e sono sicura che non vorrei rileggere il mio passato. Un passato tranquillo, non come quello di Laurel. Laurel ha perso la sorella May, la persona che desiderava essere un giorno, quella che da piccola fingeva di essere una fata e di poter spiegare le ali volando sopra la città. Quella persona non ci sarà più e Laurel, abbandonata dalla madre per consolarsi così in un'altra città, vive part-time col padre e con la zia fissata per la religione e i peccati. Cambia scuola perchè non desidera vedere negli occhi dei compagni la compassione o essere ricordata solo perchè non ha più la sorella. Riesce così a farsi dei nuovi amici come Natalie, Hanna, Tristan, Kristen, che non conoscono il suo passato e con loro sarà capace di non sentirsi in colpa nel sorridere di nuovo. Ma una volta a casa, Laurel seguiterà giorni e giorni il compito che non ha consegnato alla professoressa Buster: quello di scrivere una lettera. Perchè Laurel scrive una, due, tre, dieci lettere e ancora, ancora. Racconta il suo presente, la sua cotta per Sky, il suo passato e scrive di May. Le emozioni che scrive sono dedicate a personaggi famosi che sono deceduti e che per un motivo o per un altro hanno qualcosa in comune. Allora scrive a Kurt Cobain, Amy Winehouse, Heath Ledger, Janis Joplin, Judy Garland.
Dopo aver letto la trama di questo romanzo sapevo di voler conoscere Laurel. Non è stato semplice, mi sembrava di non riuscire ad aprire quella porta che era il suo cuore, sembrava avesse i cardini bloccati e più la spingevo, più cigolava e faticava ad aprirsi. Leggere quelle lettere è stato triste, straziante, soprattutto conoscendo qualche destinatario. Non so, il presentimento di invadere la privacy della protagonista era ricorrente e mi sentivo quasi in colpa. Come tante altre opinioni che ho letto, anch'io ho trovato molte similitudini con Ragazzo da Parete di Chbosky o The sky is everywhere di Nelson, i temi affrontati dall'autrice sono tutt'altro che leggeri, si parla di violenza, di uso di stupefacenti, di abusi. La cosa che ho gradito in merito allo stile dell'autrice è stata l'abilità con cui ha parlato di questi argomenti, non è stata noiosa, banale o pesante. Ciò che invece mi ha lasciata un pò avvilita è stato il punto di vista di Laurel appunto. Ok, cercherò di spiegarmi meglio. A me il libro è piaciuto davvero molto e nel corso della lettura ho provato emozioni davvero belle ma ho sentito Laurel lontana. Non so, spesso il "limitarsi" a scrivere cos'accadeva in certi posti, con certe persone a fare certe cose... beh l'ho sentita fredda e avrei voluto essere lì, vicino a lei, ma non me lo permetteva. C'era una barriera fra me e lei. Noi siamo grandi come la vita è un libro vero, indimenticabile. Al suo interno troviamo frasi talmente profonde che basterebbero da sole a spiegare il senso della vita.
Un libro tenero che ha lasciato una traccia indelebile dentro di me, mi ha fatta sorridere nel ricordarmi Heath Ledger mentre interpretava Joker, ho conosciuto l'infanzia di Judy Garland, un'infanzia per niente facile. Ma a me non importava della sua infanzia mentre, da piccola, la vedevo correre con le scarpette luccicose e con Totò in mano ne Il mago di Oz, e solo adesso me ne dispiaccio. Noi siamo grandi come la vita è uno di quei romanzi in cui, chiusa l'ultima pagina, ti fa pigliare al volo un foglio bianco e te lo fa riempire di parole. E quante lettere allora dovremo indirizzare al cielo, quanti giovani a cui dovremo scrivere. Non basterebbe un quaderno, loro sanno cosa stiamo vivendo e chi hanno lasciato, sono sempre con noi.


"c'era un motivo se stavamo là tutti insieme: ciascuno di noi è strambo, a suo modo; quando ci riuniamo, però, il nostro essere strambi diventa normale."



Ava Dellaira

Ava Dellaira è nata a Los Angeles ma è cresciuta ad Albuquerque, in New Mexico. Dopo una laurea alla University of Chicago e un Master in scrittura creativa all’Iowa Writers’ Worshop, è tornata a Los Angeles con il sogno di diventare una sceneggiatrice.
Vive a Santa Monica, in un appartamento minuscolo ma in riva all’oceano. Noi siamo grandi come la vita è il suo primo romanzo, ispirato in parte a sua madre e alla sua vita troppo breve.








Allora, vi ispira o non vi ispira?
Vogliamo anche aprire la questione "cover"? Cioè non è splendida?
Ok, ditemi cosa ve ne pare...

claudina.

giovedì 10 luglio 2014

Recensione: L'estate del coniglio nero di Kevin Brooks

L'estate del coniglio nero
Kevin Brooks

Editore: Piemme
Pagine: 434
Prezzo: € 15,00

È un'estate torrida e Pete ha già passato diverse settimane senza fare altro che ciondolare per casa. Fino a quando una telefonata gli cambia la vita per sempre. È Nicole, gli chiede di vedersi. Presto si separeranno, ognuno per la propria strada, il college, Parigi... Sarebbe bello incontrarsi per l'ultima volta con il gruppo dei vecchi amici, solo loro quattro: Pete, Nicole, Eric e Pauly. Pete le chiede di Raymond, anche lui è un vecchio amico, fa parte del gruppo. È vero, è un tipo strano, sembra vivere in un mondo tutto suo al cui centro c'è un coniglio nero; ma Pete gli è molto legato e vuole che sia con loro. Quella notte, però, quando si trovano al luna park, Raymond scompare. E anche Stella Ross, una ragazza del loro liceo diventata famosa. Tutti pensano che i due eventi siano collegati, che Raymond lo strano sia il colpevole. Pete vuole dimostrare a ogni costo che si sbagliano, ma quando segreti, rancori e vecchie gelosie mettono gli amici uno contro l'altro, anche le sue certezze cominciano a incrinarsi.




Non so se vi è mai capitato di entrare in una stanza e aver provato quella sensazione di disagio mentre, incassando il capo tra le spalle, vi sentite gli occhi dei presenti addosso. O quando vi rannicchiate nella vostra camera solo perchè in quel momento non avete nessuna voglia di integrarvi fra la gente e volete solamente stare da soli. La timidezza, la costante incertezza se compiere un gesto o meno, sono queste le cose che ho riscontrato conoscendo Pete Boland in una giornata di un dolce far niente. Ed è stata la curiosità a spingermi a leggere questa storia, quella che comincia con una telefonata da parte di Nicole, che vuole riunire il vecchio gruppo d'amici prima che ognuno pigli la strada verso il proprio futuro. Nonostante la quasi opposizione di Nic, Pete deciderà di portare anche Raymond al covo, sebbene sia sempre stato molto particolare. Ha infatti  sempre avuto la fissazione per il suo coniglio nero. Dice anche che il suo animale gli parla.
Una volta arrivati si da il via al giro d'uno spinello e all'alcool che scende a fiumi. Poi il luna park e, come se la testa non smettesse di girare, si vede Raymond con Stella Ross, una ragazza che a forza di pubblicità e foto hot in rete è riuscita a sfondare nel mondo dello spettacolo. Poi Nicole che gira sulle tazze rotanti, Pauly seduto con la vodka in mano. L'odore di hot dog dall'altra parte del parco, le musiche in sottofondo, le luci che abbagliano gli occhi, facendoli socchiudere. E il giorno dopo, quando ci si sveglia sui gradini di una casa con la voglia di vomitare e i piedi che non riescono a reggere il peso del proprio corpo, sui notiziari intanto passa la notizia di una ragazza scomparsa, Stella Ross. E vediamo la testa di un coniglio nero infilzata su un paletto. Anche Raymond è scomparso ma di lui nessuno ne parla perchè a chi importerebbe? Chi sentirebbe la mancanza di uno schizzato che per giunta ha la nomea di disadattato? Beh devo ammettere che inizialmente la lettura ha ingranato davvero bene, è stato come correre una corsa ad ostacoli e dovevo riuscire a scoprire ciò che era capitato quella sera. I personaggi mi sono piaciuti molto, Pete è apparso ai miei occhi come un ragazzo a cui piace stare nel suo, senza smanie di protagonismo e spesso insicuro malgrado certe sue azioni senz'altro coraggiose e altruiste. Scoprire Raymond invece è stato difficile. 
I luoghi che Kevin Brooks ha descritto mi sono piaciuti, tanto che nella mia mente l'immaginavo, il covo, il luna park, le strisce gialle della polizia che circondavano le villette. E fin qui tutto ok, direte. I pregi che ho descritto li ricordo con piacere ma mi duole dirvi che non è stato affatto un crescendo, perchè è subentrato il difetto peggiore che un libro possa avere. La capacità di non sorprenderti. Insomma se non ti sorprende un Thriller allora, beh non è un thriller. La fine non mi è stata proprio ovvia perchè non immaginavo fosse così prevedibile. Mi ha delusa quella mancanza di eventi che mi lasciano poi attonita e stupita perchè quella "voglia di sapere" in me era davvero molta. E poi la fine mi ha lasciato l'amaro in bocca perchè una cosa -non voglio spoilerare- mi è sembrata davvero inconcludente, ed era la cosa che più mi arrovellava il cervello. Sapete bene che non sono la persona che non consiglia libri ed è per questo che, se siete curiosi di scoprire cos'è successo quella sera, vi suggerisco di iniziare a sfogliare questo romanzo e conoscere quel vecchio gruppo d'amici che oramai sono cresciuti, sono cambiati.



Kevin Brooks

E' nato e cresciuto a Exter, in Gran Bretagna. Terminata la scuola si è trasferito a Londra per cercare di diventare una rock star.
Dopo aver lavorato in uno zoo, un crematorio e un ufficio postale, ha cominciato a fare quello che gli riusciva meglio: scrivere libri per ragazzi.
Attualmente vive nello Yorkshire ed è un acclamato autore.










Cosa ne pensate? Lo avete letto?
Lo avevate adocchiato in libreria?
Sono un pò indietro con le recensioni, spero domani di riuscire a scrivere ancora..

buone letture,
claudina

venerdì 4 luglio 2014

Recensione: Perdonami, Leonard Peacock di Matthew Quick

Perdonami, Leonard Peacock
Matthew Quick

Editore: Salani
Pagine: 288
Prezzo: € 14,90

Nel giorno del suo diciottesimo compleanno, Leonard Peacock ha deciso: uscirà di casa con una pistola nello zaino e la userà contro il suo ex migliore amico. E poi contro se stesso. Prima di andarsene, vuole dire addio alle persone più importanti della sua vita: Walt, il suo vicino di casa fissato con i film di Bogart; Baback, il compagno di classe che suona splendidamente il violino; Lauren, la ragazza di cui è innamorato; e Herr Silverman, che insegna Storia dell’Olocausto, l’unico professore di cui si fidi. Parlando con loro, Leonard, quasi senza volerlo, semina indizi di un suo terribile segreto, mentre il tempo che lo separa dal gesto fatale si assottiglia. Dall’autore bestseller del Lato Positivo, una storia che affronta con realismo toccante la fragilità e la dolcezza di un’età in cui tutto è possibile. Un romanzo che parla con passione e leggerezza della solitudine di essere giovani, della difficoltà di crescere e di accettarsi. Ma anche un inno di speranza: c’è sempre qualcosa per cui vale la pena di combattere, di non mollare, una scialuppa di salvataggio nel mare burrascoso dell’adolescenza.

Dopo aver conosciuto Leonard Peacock mi sono interrogata più volte su chi fossi. Mi sono domandata se la mia vita mi piace così, se sono felice o se accontentarmi può essere abbastanza. Sì, perchè Leonard sembra che ti guardi con quegli occhi un pò tristi, ma sicuri di quello che sanno. Un ragazzo che mi è parso infelice, depresso, ma anche consapevole, sicuro delle sue scelte. Leonard Peacock è cresciuto senza un padre e con una madre troppo impegnata a fare la fashion designer per preoccuparsi del figlio. Lui ha deciso che nel giorno del suo compleanno ucciderà un suo compagno di scuola con una P-38. L'ultimo colpo però non sarà destinato ad Asher Beal ma a se stesso. Il ragazzo desidera togliersi la vita ma non vuole andarsene senza lasciare un ricordo a chi per lui è stato davvero importante, come il vicino di casa anziano che fuma come un turco e con cui guarda film di Bogart quando marina la scuola, il suo compagno di classe che lo lascia entrare nell'auditorium mentre suona il violino, il suo professore di Storia dell'Olocausto e una ragazza che passa il tempo ad appioppare volantini riguardanti la chiesa ai passanti. Quest'ultima ad esempio la incontra mentre finge di essere un adulto. Proprio così, Leonard è così folle e genio che si veste di tutto punto e sale su un treno, adocchia l'adulto più triste e lo segue fin quando questo non arriva a destinazione. E intanto pensa e scuote il capo avvilito, vorrebbe urlargli: - Non vedi che faccia triste che ti ritrovi? Non andare a lavoro, un lavoro che evidentemente non ti rende felice! E allora fà qualcosa, qualsiasi cosa, per essere felice! Adotta un micio, fai un giro in mongolfiera, punta il dito su un mappamondo che gira e parti! Invece tornerai a casa e sarai ancora triste e domani sarà di nuovo così. E' questo il tuo futuro? il mio futuro?- Allora io sprofondo sulla mia sedia e mi accorgo che beh, ha ragione.
Perdonami, Leonard Peacock è il primo libro che leggo di questo autore. Avendo solamente visto la trasposizione cinematografica de Il lato positivo ho però riconosciuto lo stile di Quick, un caos di emozioni discordanti ma che si attraggono allo stesso tempo. Il protagonista ad esempio non può essere definito tranquillo, normale, con i pensieri simili ai suoi coetanei ma nonostante ciò riesce ad essere altruista ed è capace di andare aldilà delle cose, spingendosi a studiare le persone, il loro essere, per domandarsi infine qual'è il significato della vita. Lo stile di Matthew Quick mi ha sorpresa ripetutamente, ho apprezzato molto il suo tono leggero e ironico oserei dire, nel trattare argomenti toccanti. A differenza di altri romanzi similari, non l'ho trovato per niente pesante o noioso. 
Ho particolarmente gradito le note a piè di pagina che altro non sono che ulteriori informazioni, dettagli brillanti, anzichè definizioni brevi e coincise come siamo abituati a leggere altrove. Insomma questo è un romanzo che da tanto a chi lo legge. Quanti occhi di ragazzi vediamo ogni giorno? Quanti Leonard Peacock incrociamo per la strada senza oramai farci più caso? Quanto odio per il bullismo, per la violenza, per la solitudine in un mondo comunque pieno di gente. Quanti genitori che vorrebbero fare la bella vita e non si accorgono che in quel momento i filgli hanno bisogno del loro aiuto, di qualcuno che li ascolti o che semplicemente li ami? Parliamoci chiaro: un giorno, in tutta la nostra vita, chi non è stato Leonard Peacock? Sì, perchè il mondo non è facile e la vita a volte fa proprio schifo, ma c'è sempre una speranza di salvezza, un motivo per andare avanti e combattere per essere felici. Adesso sta solo a voi giudicare quanto questo ragazzo possa essere pazzo, folle, diverso. Perchè diverso è bello. Ma diverso è anche difficile.






Matthew Quick

Nato a Philadelphia, Matthew Quick ha insegnato fino al giorno in cui si è preso un anno sabbatico per viaggiare in Perù, Sudafrica e Stati Uniti.
Quando si è stancato di viaggiare ha iniziato a scrivere a tempo pieno.
 "L'orlo argenteo delle nuvole" è il suo brillantissimo romanzo d'’esordio.
Nel 2008 ha debuttato con "Il lato positivo", il bestseller da cui è stato tratto un film di successo.








Conoscevate questo libro? Cosa ne pensate?
Scusatemi per le mie assenze così frequenti, spero abbiate letto l'avviso nella homepage e che continuiate comunque a seguirmi.


Un alzata di capo, gli occhi chiusi verso il cielo e un sospiro. Le labbra si distendono in un sorriso e si stringono, in una smorfia che ti lascia così, impotente. Inerme.
Lo so, è un gesto piccolo, semplice ma sentito. 
Parole non ce ne sono per salutare Giorgio Faletti.
Riposa in pace,


claudia.