lunedì 27 gennaio 2014

Due chiacchiere con Rebecca e Sofia Domino


Oggi è una giornata molto importante. No. Non è come tutte le altre. A dire il vero ogni giornata dovrebbe essere come quella di oggi. Il 27 Gennaio, il giorno della memoria. A volte scuoto il capo e dico a me stessa che non si può ricordare un giorno e dimenticarsene per i restanti 364. Ma so che non è così e mi rincuoro un pò. Adesso però spero vi godiate tranquillamente questa intervista a due sorelle, due scrittrici emergenti, che hanno dato voce a tante persone che hanno realmente vissuto sulla propria pelle gli anni della Seconda Guerra Mondiale, le deportazioni nei campi di concentramento. Delle voci che in quegli anni nessuno voleva ascoltare.

Ciao Rebecca e ciao Sofia! 
Inanzi tutto volevo darvi il benvenuto nel blog Someone who's Reading e vi ringrazio per essere qui con noi oggi. Vi svelo che sono un pò emozionata ma cominciamo subito...
Sofia e Rebecca: Grazie per ospitarci nel tuo blog che, tra parentesi, è carinissimo!

Troppo gentili. Allora, Rebecca è l'autrice de "La mia amica ebrea" mentre Sofia ha scritto "Quando dal cielo cadevano le stelle.
Chi sono Rebecca e Sofia Domino oltre a due sorelle e scrittrici emergenti?
Sofia e Rebecca: Siamo due sorelle di 26 (Sofia) e 29 anni (Rebecca), abitiamo in Toscana e siamo legatissime. Oltre a scrivere ci piace leggere, viaggiare, andare al mare...
Due sorelle che hanno deciso di scrivere due opere sul tema dell'Olocausto. Com'è successo che abbiate avuto la solita idea riguardo al genere letterario trattato? Insomma, una coincidenza davvero curiosa!
Sofia e Rebecca:  E' vero, entrambe le nostre opere trattano il tema dell'Olocausto ma sono molto diverse fra loro. In "Quando in cielo cadevano le stelle" la protagonista è Lia, una ragazzina romana, ebrea, e viviamo con lei i momenti in cui si nasconde con la famiglia per sfuggire ai nazisti, quelli in cui viene deportata nei vari campi di concentramento, incluso Aushwitz, mentre in "La mia amica ebrea" la protagonista è una quindicenne di Amburgo, Josepha che, come la maggior parte di tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, pensa che gli ebrei rappresentino il male ma tale pensiero viene sconvolto dall'arrivo di una famiglia di ebrei che si nasconderà nella soffitta di casa sua. Questi non sono i primi romanzi che abbiamo scritto, ma i primi che abbiamo deciso di pubblicare, proprio in occasione della Giornata della Memoria.

Io sono impicciona di natura ma una domanda sorge spontanea: come avete detto poco fa siete due sorelle legatissime. Dal momento che entrambe le vostre opere usciranno in commercio il solito giorno, si è venuta a creare una sorta di rivalità tra voi?
Sofia e Rebecca: No, non c'è mai stata rivalità fra noi, in nessun ambiente. Ad entrambe piace scrivere e se un romanzo dovesse avere più successo dell'altro, saremmo felici l'una per l'altra.

Quindi vi siete sostenute a vicenda durante il corso della scrittura? Leggevate cosa l'altra scriveva o avete tenuto per voi i vostri romanzi?
Sofia e Rebecca: Durante la scrittura dei nostri romanzi ci confrontavamo spesso, talvolta chiedendoci dei consigli ma è stato solo alla fine della stesura che ognuna ha letto varie volte il proprio romanzo (per le fasi di editing, etc...) e anche quello dell'altra.

Vi è mai venuto in mente di scrivere un'unica opera a quattro mani?
Sofia e Rebecca: No, non scriveremo mai un'opera a quattro mani.perché pensiamo che una persona davanti al computer possa scrivere un romanzo con il cuore, di getto, mentre scrivendo a quattro, anche se siamo legatissime, il processo sarebbe troppo “spezzato”. Ad ogni modo pensiamo di scrivere in futuro una raccolta di racconti che abbiano un tema che li accomuna, un tema di stampo sociale, ad esempio, e che ci permetta di “unire le forze” e di raccontare storie che sarebbero troppo brevi o troppo insufficienti dal punto di vista della documentazione per diventare dei veri e propri romanzi.

Beh, adesso mi avete proprio incuriosita! Ammetto che sto leggendo in anteprima i vostri libri. Nonostante due ambientazioni differenti, Josepha "Seffi" è una ragazza tedesca che darà rifugio ad una famiglia di ebrei nel libro "La mia amica ebrea", mentre Lia in "Quando dal cielo cadevano le stelle" è italiana ma ebrea e vivrà con la sua famiglia in una cantina, nascosta dal mondo. Entrambe però desiderano fare qualcosa nella vita, come la maestra o la dottoressa e continuano a studiare con dedizione. Questo è un grande messaggio di vita, volete dirci di più?
Rebecca: Sì, Josepha tiene molto all’istruzione e ha due grandi sogni, diventare maestra oppure scrittrice. Il messaggio che ho voluto dare è quello che anche nelle situazioni più disperate è importante continuare a sognare e impegnarsi per realizzare quei sogni. Nonostante la guerra, Josepha vuole vivere, non limitarsi a sopravvivere, per questo cerca di riempire le sue giornate con i giochi, le passeggiate con le amiche, il tempo trascorso con la famiglia e le lezioni. Josepha non va più a scuola ma studia presso la casa della signorina Abt, con altre ragazze: le lezioni si svolgono in un salotto e naturalmente non è proprio come andare a scuola, ma lei impara comunque e questo è ciò che le basta. Al giorno d’oggi, moltissimi ragazzi sbuffano quando devono andare a scuola, ed è normale, l’ho fatto anch’io. Ecco perché è importante ricordare quanto l’istruzione può aprire le porte per il futuro. Il problema, semmai, è nella qualità dell’insegnamento: purtroppo, ho provato sulla mia pelle insegnanti demotivati, programmi di studio non proprio stimolanti e via dicendo… penso però che sia possibile istruirsi anche fuori dalla scuola. Leggendo, guardandosi intorno, ascoltando il telegiornale e usando Internet in maniera intelligente. Voglio anche ricordare come in alcune parti del mondo l’istruzione sia ancora un diritto che spesso è negato, in particolar modo alle femmine, e spero che le giovani lettrici si sentano fortunate nel poter andare a scuola.

Sofia: Lia è una ragazzina di tredici anni piena di vita. Nonostante da anni a causa dello scoppio delle leggi razziali e successivamente dell’inizio della caccia agli ebrei sia costretta a rifugiarsi in numerosi nascondigli e a essere tagliata fuori dal mondo, non smette di sperare, di sognare. È certa che prima o poi la guerra finirà e che tornerà a essere libera. Come ogni ragazzina ha tanti sogni e da grande vorrà lavorare come dottoressa, viaggiando e regalando un sorriso a chi starà soffrendo. Quando Lia sarà internata ad Auschwitz – e successivamente in altri campi di concentramento – nonostante il freddo, le malattie, la morte, la paura, il duro lavoro e la violenza delle SS, alzerà lo sguardo al cielo e continuerà a sognare; perché la vita è meravigliosa e, come Lia ripete sempre; non smettiamo mai di amarla!

Credo che non potevate avere risposta migliore alla mia domanda! I campi di lavoro sono un argomento crudo ma reale. Avete mai pensato di abbandonare il vostro romanzo? Di non riuscire ad andare più avanti?
Sofia: Ho letto molte testimonianze di persone innocenti internate nei campi di concentramento. Durante la Seconda Guerra Mondiale quasi nessuno sapeva che cosa significasse essere internati ad Auschwitz, ma una volta arrivati in Polonia la realtà sconvolgeva ogni deportato. Il 16 ottobre 1943 la Gestapo rastrellò il ghetto ebraico di Roma e troppe persone furono rinchiuse in dei carri bestiame e deportate ad Auschwitz. Questo è anche il destino di Lia e della sua famiglia e, anche se probabilmente in altri romanzi vari scrittori avrebbero deciso di concludere il racconto con il suo arrivo ad Auschwitz, io ho deciso di continuare e non ho mai pensato, neanche per un istante, di fermarmi. Volevo dare una voce a chi non ne ha avuta una e volevo mostrare ancora una volta la realtà dei campi di concentramento, le paure, le sofferenze, le ingiustizie ma anche le speranze. Sogno che le persone non dimentichino quello che è successo in un passato neanche troppo lontano, i desideri dei bambini ebrei che sono stati rinchiusi dietro un filo spinato, ma non solo. Sogno che nessuno dimentichi tutti gli innocenti internati in dei campi di concentramento affinché tali atrocità non siano ripetute. Quindi la mia risposta è decisa; no, non ho mai pensato di smettere di scrivere il mio romanzo anche perché credo che per uno scrittore avere la possibilità di scrivere di situazioni intense, crude, reali e allo stesso tempo dolorosamente bellissime, sia meraviglioso.

Rebecca: Nel mio romanzo i campi di lavoro non sono d’importanza primaria. Se ne parla, ovviamente, ma nessuno sa con certezza di cosa si tratti. Ad ogni modo, sicuramente “La mia amica ebrea” è stato un romanzo molto intenso da scrivere, ma non ho mai pensato di abbandonarlo o di non riuscire ad andare avanti. Mi piacciono proprio le storie intense, quelle che quando le scrivi ti fanno venire i brividi, perché Josepha era dentro di me e, quindi, io ero con lei nell’Amburgo del 1943… lo ripeto, scrivere il romanzo è stata un’esperienza toccante ed emozionante e quando parto con un’idea che voglio portare a termine è impossibile che lasci perdere, specialmente quando si tratta di romanzi come questo, che possono aiutare a ricordare le persone che durante la Seconda Guerra Mondiale hanno aiutato gli ebrei. 

Lo stile che avete adottato è promettente e, soprattutto, emozionante. Con quali autori o autrici siete cresciute e quali vi hanno influenzato maggiormente?
Sofia e Rebecca: Entrambe leggiamo molto, anche generi che non scriviamo, però non siamo state influenzate da nessuno scrittore per le nostre opere. Naturalmente, abbiamo svolto numerose ricerche e ci siamo avvalse delle testimonianze delle persone che hanno vissuto veramente la Seconda Guerra Mondiale e che sono state vittime del nazismo.

Avete dato voce a chi prima una voce non poteva o doveva averla. A chi parlava nonostante l'ascoltatore fingesse di non sapere. Credo sia stato un bellissimo gesto il vostro.
Nelle vostre opere però quale messaggio sperate sia carpito dai lettori?
Rebecca: Vorrei che i miei lettori ricordassero il coraggio, la nobiltà d’animo e i sacrifici di molti tedeschi, persone comuni che hanno rischiato molto – spesso perdendo la vita – per aiutare gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. 
Nel mio romanzo, ho fatto si che la famiglia di Josepha e la ragazza stessa aiutino principalmente una persona, Rina. Lei sei nasconde con parte della famiglia, ma alla fine l’amicizia che nasce fra le due ragazze fa si che Josepha sia disposta a rischiare il tutto per tutto per impedire che Rina subisca la sorte che è già toccata a molti ebrei. Ho fatto questa scelta per ricordare che ogni singola vita è importante. Si fa presto a girare la testa dall’altra parte quando vediamo una singola persona in difficoltà, invece, spero che le lettrici ricordino che ognuno ha valore, anche le persone che non hanno niente in comune con noi e spero che le lettrici traggano ispirazione dal coraggio di Josepha. Al giorno d’oggi non dobbiamo più compiere scelte così drammatiche, per fortuna, ma gli episodi d’ingiustizia ci sono ancora, basta pensare al bullismo. Spero, ad esempio, che le lettrici decidano d’intervenire per aiutare un compagno preso di mira dai bulli, e, in generale, spero che il libro insegni ai giovani che dobbiamo aiutarci gli uni con gli altri e che le differenze non sono fatte per separare ma per arricchire il mondo e le nostre vite.

Sofia: Non dimentichiamo gli orrori della Shoah (lo sterminio del popolo ebraico) e ascoltiamo gli anziani che possono ancora raccontarci gli anni della guerra. Smettiamo di additarci a vicenda e di giudicarci e cerchiamo di vivere in un mondo di pace. Ragazzine come Lia, solo perché ebree, durante il nazismo sono state private di tutto, della casa, di una famiglia, dei sogni, della libertà, ma hanno continuato a combattere. Prendiamo esempio da loro e non smettiamo mai di lottare e, come Lia ripete sempre in “Quando dal cielo cadevano le stelle”: la vita è meravigliosa, non smettiamo mai di amarla.

Prima di lasciarci volevo ringraziarvi di nuovo per la vostra disponibilità. Volevo farvi i miei migliori auguri per questi due libri, sperando magari di aver incuriosito qualcuno con questa breve ma piacevole intervista. E' stato un enorme piacere avervi qui con noi oggi!
Quindi direi che non posso non chiedervi se state scrivendo qualcos'altro, se avete qualche idea da buttare su carta...
Sofia e Rebecca: grazie a te per averci ospitato! Cerchiamo di scrivere ogni giorno quindi, come puoi immaginare, abbiamo sempre progetti per il futuro e sicuramente quando li promuoveremo torneremo ospiti di questo bellissimo blog. 


Allora, vi è piaciuta questa intervista? Spero di avervi incuriosito e posso assicurarvi che i due romanzi "La mia amica ebrea" e "Quando dal cielo cadevano le stelle" sono veramente emozionanti. 
Adesso non mi resta che lasciarvi una frase di Sofia, anzi di Lia, intensa e semplicemente vera.


non dimentichiamo!
 claudina.




9 commenti:

  1. Complimenti Claudina, davvero una bellissima intervista!
    I due libri non li conoscevo, ma sembrano davvero interessanti. Il tema è uno dei più tragici, è giusto ricordare ogni giorno dell'anno ed evitare che si ripetano certi fatti!
    La frase finale è splendida *-*

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    1. Ciao Lè, grazie per i complimenti! Io li sto leggendo pian pianino e ti assicuro che il loro stile è davvero sorprendente. Per adesso mi piacciono moltissimo, davvero.

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  2. Ho presentato proprio oggi i romanzi di queste due ragazze!
    Molto bello questo post, soprattutto la frase finale.

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  3. Ciao Cla. Bellissima l'intervista e faccio i complimenti a queste due autrici perché io non riuscirei mai a scrivere dei romanzi del genere :(

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    1. Ti capisco. Io sono davvero sensibile e spesso non leggo romanzi di questa tematica perchè mi rattristano troppo e le immagini a cui vengo riportata mi fanno infuriare. Però non dobbiamo dimenticare che l'essere umano è arrivato a fare cose inimmaginabili, per questo cedo e leggo, per ricordare chi l'ha vissuto sulla propria pelle, a chi al posto del nome è stato assegnato un numero... potrei non finire mai di parlare purtroppo...

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  4. non ho ancora letto questi libri, ma sono molto curiosa di farlo.
    Complimenti per l'intervista e per le domande interessanti.

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    1. Grazie, sei carinissima come sempre *-* Sono felice di averti incuriosita!!

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  5. Hai fatto davvero bene a far questa intervista, Claudia :3 un altro modo per ricordare.... <3

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  6. Bellissima intervista Claudina! Rebecca e Sofia saranno ospiti anche da me, la loro scelta letteraria mi ha davvero colpita ^^

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